Reazionismo delle popolazioni locali
Eroi nell'ombra: la resistenza contro L'Olocausto
Indifferenza e paura

Nonostante la crescente consapevolezza delle atrocità che venivano commesse, molti cittadini tedeschi decisero di non intraprendere alcuna forma di resistenza o solidarietà ma, bensì, dimostrarono indifferenza.
Infatti, molti degli abitanti delle città vicine al campo e della stessa Oranienburg, dove si trova tutt'oggi, per paura tendevano a rimanere indifferenti e spesso non affrontavano la realtà dei crimini commessi al suo interno.
Inoltre, vi era una propaganda che incriminava gli ebrei come nemici del popolo tedesco e la scoperta di un qualsiasi tentativo di aiuto ai prigionieri avrebbe portato a delle punizioni (arresti, torture e deportazioni), pertanto le informazioni che arrivavano su ciò che accadeva all'interno del campo venivano molte volte ignorate o minimizzate.
Infine questo sentimento d'indifferenza derivava anche dal fatto che molte persone erano convinte che la persecuzione fosse giustificata, idea che era stata alimentata dalle ideologie razziste diffuse dal regime nazista.

Alcuni abitanti hanno fornito il loro aiuto nel lavoro forzato dei prigionieri, mentre altri hanno partecipato in modo diretto ai crimini o ne hanno tratto un beneficio dalla presenza del campo, come nel caso delle aziende che impiegavano prigionieri per lavori forzati.
Gruppi di resistenza
La resistenza religiosa e la lotta contro l'Olocausto

In Germania, alcuni gruppi di resistenza, spesso formati da persone che vivevano in zone vicine o che avevano legami con i prigionieri stessi, cercarono attivamente di fermare le deportazioni e di organizzare azioni contro i nazisti come ad esempio la "Rote Kapelle", "Resistenza Rossa''.
Questa resistenza, che fu una rete di spie e oppositori, provò a sabotare i piani dei nazisti in diversi modi: raccogliendo informazioni e cercando di contattare gli alleati e infiltrandosi nei campi di concentramento portando informazioni o aiuti ai prigionieri.
Insieme alla "Resistenza Rossa" agì anche la "Wehrmacht", un'organizzazione clandestina che fornì documenti falsi, rifugi sicuri e percorsi di fuga agli ebrei. Queste organizzazioni oltre a fornire informazioni sui campi di concentramento, diffondevano informazioni sulle atrocità che venivano compiute, in modo tale da sensibilizzare l'opinione pubblica su quello che stava succedendo.

Altri episodi di resistenza si verificarono nelle fabbriche dove sia i prigionieri che si trovavano nei campi di concentramento che quelli che venivano adoperati per il lavoro forzato cercarono di sabotare il lavoro o di rallentare la produzione per danneggiare l'efficienza del regime nazista. Per di più i sabotaggi venivano organizzati anche dai prigionieri politici e dagli operai tedeschi solidali, che agivano per fermare gli orrori che stavano accadendo nei campi di concentramento.
In alcuni casi, alcuni cittadini, sebbene pochi, si opposero apertamente alle deportazioni. Un episodio simbolico è quello del Vescovo Clemens August von Galen che, sebbene fosse una figura della Chiesa cattolica, denunciò pubblicamente le atrocità dei nazisti inclusi gli omicidi di massa nelle strutture psichiatriche e l'eutanasia dei disabili. Anche se non si concentrava esclusivamente sugli ebrei, la sua posizione contro l'ideologia nazista lo rese un simbolo della resistenza religiosa. Spesso queste reti erano formate da persone che vivevano in zone vicine o che avevano legami con i prigionieri stessi.
Approfondisci

Proteste e solidarietà della popolazione civile
questo periodo ci furono, seppur in minoranza, sia delle proteste tra la popolazione civile sia dimostrazioni di disobbedienza civile, come nel caso di Lübeck e di Schleswig-Holstein, dove i cittadini tentarono di fermare le deportazioni o nascondere i prigionieri. Nonostante fossero casi isolati, essi dimostrano che esistevano forme di resistenza anche tra la popolazione non direttamente coinvolta nella guerra o nella politica.
In Germania ci furono diverse forme di solidarietà nei confronti degli ebrei, fanno da esempio alcuni cittadini e gruppi di resistenza, che si adoperarono per aiutare gli ebrei a fuggire dalla persecuzione, nascondendoli nelle loro case o cercando di farli fuggire all'estero. Nonostante ciò essi venivano considerati come un atto di coraggio dalla popolazione siccome chi veniva scoperto ad aiutare gli ebrei, in qualsiasi modo, rischiava di morire.
A testimonianza di questi episodi, che si svolgevano sotto il naso della gestapo, esistono numerosi racconti di famiglie che nascondevano gli ebrei nelle loro case, nel tentativo di salvarli dalle deportazioni.
Un esempio significativo fu quello della famiglia di Anne Frank, ragazza ebrea che scrisse il suo diario mentre si nascondeva con la sua famiglia ad Amsterdam.

Numerosi individui, non ebrei, furono riconosciuti dopo la guerra come "Giusti tra le nazioni" dallo Yad Vashem, l'ente per la memoria dell'Olocausto. Queste persone, pur non essendo ebrei, avevano rischiato la propria vita per salvarli dalla persecuzione nazista. Uno dei casi più importanti è quello di Oskar Schindler, un industriale tedesco che riuscì a salvare circa 1.200 ebrei.

Testimonianze di Sopravvissuti
I sopravvissuti a questi campi di concentramento raccontano di aver ricevuto aiuto da persone locali, come ad esempio una parola di conforto o aiuti da parte di alcuni individui che vivevano nelle vicinanze del campo.
Le testimonianze di coloro che hanno vissuto o assistito agli orrori del regime nazista, sia come vittime dirette che come testimoni oculari, sono fondamentali per comprendere le reali dimensioni della persecuzione, della resistenza e della solidarietà durante la Seconda Guerra Mondiale.
- Testimonianza di Schindler
Schindler racconta in una lettera del 1944: "Nel mio cuore non c'era nulla di più importante che assicurare la sicurezza delle persone che avevo preso sotto la mia protezione. Le fabbriche, la ricchezza, non significano nulla se non si ha il coraggio di agire in modo umano.
Molti dei sopravvissuti che hanno beneficiato della sua protezione hanno testimoniato la sua dedizione, tra le più importanti testimonianze vi è quella di Mieczysław Pater, uno degli ebrei salvati da Schindler, che ha detto: "Schindler era l'unico uomo che si preoccupava di noi, che ci considerava esseri umani. Ci ha dato una seconda possibilità, e se oggi sono vivo, lo devo a lui."
- Testimonianza di Gertrud Luckner
Gertrud Luckner, una donna tedesca, faceva parte della rete di resistenza che aiutava a nascondere e proteggere gli ebrei. La sua testimonianza rivela il coraggio e il senso del dovere che animavano lei e altre persone che sfidavano apertamente il regime nazista.
Gertrud Luckner racconta: "Non era questione di scelta. Non potevamo restare indifferenti. Quando vediamo una persona in pericolo, la cosa giusta da fare è proteggerla, non importa quali siano le conseguenze."
Questa donna è stata arrestata dalla Gestapo per le sue attività di resistenza, ma continuò a lottare per la causa e riuscì a salvarsi. La sua testimonianza è importante perché dimostra che anche all'interno della Germania, esistevano persone che sfidavano attivamente il regime.
- Testimonianza di Irena Sendler
Irena Sendler, una suora polacca e attivista della resistenza, ha aiutato a salvare circa 2.500 bambini ebrei dal ghetto di Varsavia. Lavorando come assistente sociale sotto falsa identità, Irena riuscì a introdurre i bambini fuori dal ghetto e a nasconderli in case sicure, orfanotrofi, conventi e famiglie non ebree.
Irena Sendler racconta: "Non avevo paura. Se avessi avuto paura, non avrei fatto nulla. Ma non avevo paura, perché ero convinta che fosse la cosa giusta da fare."
La sua testimonianza fu conservata grazie a un elenco segreto, scritto su carta, che alla fine della guerra venne scoperto.